L'imperatrice Zita, una “versiliese” quasi dimenticata

Data: 25-06-2011
Luogo: Mulina di Stazzema, Chiesa di San Rocco

Relatore: Renato Bonuccelli

La principessa Zita nacque nella Villa delle Pianore a Capezzano di Camaiore il 9 maggio 1892 da Roberto I, Duca di Parma e da Maria Antonia di Braganza, figlia di Michele Re del Portogallo, sua seconda moglie.  Il suo nome secondo alcuni fu suggerito dall’arcivescovo di Lucca (Santa Zita, patrona dei servitori e di Lucca, era allora assai venerata in Toscana). La famiglia del principe Roberto, molto numerosa (ebbe dodici figli dalla prima moglie, Maria Pia di Borbone-Napoli e dodici dalla seconda) viveva nella Villa delle Pianore, ma nei mesi estivi, si trasferiva nel Castello di Schwarzau, a trenta chilometri da Vienna, dove il clima era più fresco. I preparativi del viaggio duravano diversi giorni perché si trasferivano non solo i principi, ma anche i domestici e il personale amministrativo (oltre 80 persone) con tutti i bagagli, nonché i cavalli da corsa e altri animali. L’operazione avveniva con carri e carrozze fino alla stazione ferroviaria di Pietrasanta, dove era pronto un treno speciale riservato, costituito da quindici o sedici vagoni, che venivano interamente occupati. Il tutto naturalmente si ripeteva per il viaggio di ritorno all’inizio dell’inverno, quando il clima al Castello di Schwarzau diveniva troppo rigido. Appena giovinetta la Principessa Zita frequentò come allieva interna le scuole del Convento di Zamberg in Baviera e quindi quelle del monastero benedettino di Santa Cecilia in Ryde, nell’isola di Wight. Nel 1909 dovette però interrompere gli studi per ragioni di salute. Per ristabilirsi si trasferì a Franzenbad, nella Boemia Occidentale, dove, appena diciassettenne, si innamorò dell’Arciduca Carlo d’Asburgo, che si trovava lì per servizio militare. L’11 giugno 1911, Carlo e Zita annunciarono ufficialmente il loro fidanzamento nella Villa delle Pianore e il 21 ottobre successivo si sposarono nel Castello di Schwarzau. Il matrimonio fu probabilmente “predisposto” dai parenti, ma il loro fu comunque un matrimonio d’amore, come gli avvenimenti successivi ampiamente dimostrarono. Alla nascita, l’Arciduca Carlo, come tutti i nobili di rango, parve destinato a una brillante carriera militare o diplomatica, ma niente di più. Una serie di tragici eventi lo portarono invece a capo dell’Impero Austro-Ungarico il 21 novembre 1911, alla morte del longevo Imperatore Francesco Giuseppe, nel pieno di una guerra dagli esiti incerti. L’Arciduchessa Zita, divenuta Imperatrice si adoperò per il raggiungimento della pace assieme al marito Carlo I e ai fratelli, i Principi Sisto e Saverio di Borbone-Parma. Ma, nonostante l’impegno, questi tentativi fallirono. Dopo la dissoluzione dell’Impero Austro-Ungarico seguita alla fine della Prima Guerra Mondiale, Carlo e Zita furono esiliati inizialmente in Svizzera. Da qui, tentarono per due volte, nel 1920 e nel 1921, di riconquistare il trono ungherese. Ma senza riuscirvi. L'ammiraglio Horty, reggente d’Ungheria, consegnò la coppia imperiale agli inglesi che la deportarono nell'isola di Madera. Il 1º aprile 1922, durante l'esilio a Funchal, Zita rimase vedova e assunse la reggenza dell'Impero per l'allora decenne figlio primogenito, Otto d'Asburgo-Lorena. Considerata la nuova situazione, all’Imperatrice fu consentito di tornare sul continente. Si trasferì a vivere prima in Spagna e poi, nel gennaio 1930, nel Castello di Ham, a Bruxelles. Nel corso dei festeggiamenti per il diciottesimo compleanno dell'Arciduca Otto, maggiorenne secondo gli Statuti del Casato, dichiarò esaurito il suo compito di Reggente, anche se in pratica per molti anni si occupò ancora degli affari di famiglia. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, con l'invasione del Belgio da parte delle truppe tedesche, fu obbligata a riparare all’estero, perché ricercata dai nazisti assieme ai figli, prima negli Stati Uniti e poi in Canada, dove rimase fino agli anni Cinquanta. Dalla fine della guerra si adoperò affinché la sua amata Patria, l'Austria e l'Ungheria, non entrasse nell'orbita sovietica e beneficiasse degli aiuti previsti dal Piano Marshall. Nel 1962 andò a vivere nell'ex-convento di Muri, presso Zizers, in Svizzera. Nel 1982 ottenne dall'allora Cancelliere Bruno Kreisky il permesso per rientrare in Austria, senza fare giuramento di fedeltà alla Repubblica. Morì, quasi novantasettenne, la notte del 14 marzo 1989, parzialmente cieca e costretta su una sedia a rotelle. Il suo funerale, al quale intervennero migliaia di persone, ebbe luogo a Vienna, nella Cattedrale di Santo Stefano, il 1º aprile 1989. Zita di Borbone-Parma fu sepolta nella Cripta dei Cappuccini, Pantheon degli Asburgo, accanto a un busto dell'amatissimo consorte, la cui salma è conservata nella chiesa di Nossa Senhora do Monte a Funchal (Madera). Il 3 ottobre 2004 Carlo d’Asburgo è stato proclamato Beato da Giovanni Paolo II. Il 10 dicembre 2009, Monsignor Yves Le Saux, Vescovo di Les Mans, Francia, ha aperto il Processo per la Beatificazione di Zita di Borbone.


 

 

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