Renato Salvatori: il “povero ma bello” che volle farsi attore

Data: 05-08-2006
Luogo: Argentiera, Parco di Villa Moresco

Relatore: Umberto Guidi

Il percorso umano e professionale dell’attore versiliese Renato Salvatori (Giuseppe Salvatori, Seravezza 1934 – Roma 1988), uno dei protagonisti del grande schermo negli anni Cinquanta-Sessanta, è ricco di interesse. Partito appena diciassettenne come "attore preso dalla strada" (fu prescelto dal regista Luciano Emmer tra i frequentatori della Capannina di Franceschi), debuttò nel 1951 nel film "Le ragazze di Piazza di Spagna". Il suo ingresso nel cinema fu legato alla prestanza fisica e alla fotogenia: era il bel ragazzo, semplice ma dal fondo buono, al quale non si richiedevano particolari doti drammatiche. In questa prima fase la sua affermazione professionale è legata al ruolo di Salvatore nel film di Dino Risi "Poveri ma belli", che lo lanciò come uno degli attori più popolari del periodo del cosiddetto "neorealismo rosa". Salvatori ben presto aumentò le sue ambizioni: non intese restare relegato al ruolo del ‘povero ma bello’; puntò invece a copioni più impegnativi, al cinema d’autore. Decise di studiare recitazione, e dopo alcune prove drammatiche (la più interessante è "I magliari", di Francesco Rosi) entrò in contatto con un regista del calibro di Luchino Visconti. In "Rocco e i suoi fratelli" (1960) sostenne la sua interpretazione più memorabile, dando accenti di verità al personaggio drammatico di Simone Parondi, l’angelo caduto che arriva all'omicidio. Fu il punto di svolta: vennero altri ruoli drammatici, mentre anche il tipo fisico di Salvatori si modificava. Da ragazzo di buon cuore a - sempre più spesso - credibile "cattivo", come dimostra la notevole interpretazione del protagonista di "Una bella grinta" di Giuliano Montaldo (1964). Con i mutamenti del cinema italiano, a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, per Salvatori le occasioni di ruoli interessanti si fecero tuttavia più rare, anche se l’attore versiliese continuò a lavorare - alcune volte come comprimario - in produzioni italiane e internazionali. All'inizio degli anni Ottanta le decisione di lasciare il cinema. Salvatori si dedicò all’attività politica e al ruolo di organizzatore di una manifestazione fieristica. Morì a Roma nel maggio del 1988 e in occasione della sua scomparsa fu ricordato da tutti i giornali italiani, che gli dedicarono ampi articoli rievocativi, affidati ai critici più importanti. Salvatori ha interpretato una settantina di film, spaziando fra generi diversi, ed ha attraversato una fase importante del cinema italiano, dal neorealismo rosa alla commedia, dal cinema politico al film d’autore. Una carriera che merita di essere riscoperta e sottratta all’oblio.


 

 

Istituto Storico Lucchese – Sez. “Versilia Storica”
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