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Il Monte Bifronte

Non sono i 1.230 metri di altezza a fare del Forato, o Pania Forata, un monte importante.
Fascino e fortuna dipendono da quell'arco, passerella di pietra dentro il cielo, e da quel buco in cui arditamente e proditoriamente si altaleneggia, si transita in elicottero favoleggiando il mito dannunziano o, più prosaicamente, si affrontano ferrata e traversata.
Foro magico che regala per due volte all'anno una doppia levata ed un doppio tramonto.
Pruno e Volegno , nel versante versiliese, sono i paesi da cui  meglio si gode il 21 giugno il “miracolo” di una nascita replicata; a Barga, in Garfagnana, tocca l'onore del tramonto raddoppiato che si offre in  autunno (  dal 10 al 12 novembre  e dal 30/31 gennaio ).
Anche la Luna, Venere, le Pleiadi si affacciano in particolari contingenze incorniciate dall'occhio di pietra, in cui i corpi celesti appaiono ridotti a  sua misura. 
Vetta che calamita gli sguardi e suscita emozioni fin dalla notte dei tempi, chè il contatto continuo con la natura ne favoriva la spontanea osservazione.
Vetta diversa, santa e sacra per morfologia, che conserva  infatti la memoria di fedi antiche.
I due versanti sono pagine dello stesso romanzo, le corrispondenze rimandano ad un' unica narrazione.
Alla presenza di un edificio sacro su un versante corrisponde identica dedicazione sull'altro, ad una sorgente risponde altra sorgente, le vie del pellegrinaggio salgono e discendono intrecciando l'andare ed il tornare,  saperi e sapienze si scambiano, i riti si sgranano nel tempo aggrappati ai luoghi , arco e foro  accolgono passaggi dall'alba al tramonto della vita, ché di passaggi è la sua essenza, dall'alba al tramonto.
Ricapitolare le emergenze dei due dorsali conferma le corrispondenze.
Nello stazzemese, sopra Cardoso, l'oratorio di San Leonardo (XI/XII secolo), accoglieva   fino al 1325 i fedeli delle Casamente e delle Campore. Cancellati da Castruccio  i  due villaggi, l'oratorio  sopravvisse  ed ancora è.
L'intitolazione all'eremita di Noblac,  che dal re Clodoveo aveva avuto la facoltà di togliere le catene a  coloro che riteneva innocenti e dal destino l'opportunità di facilitare il parto della regina Clotilde colta dalle doglie nella foresta di Pouvain, ne fece un luogo di protezione e di speranza.
Alle spalle dell'oratorio, in dritta del Forato, si erge la Penna Rossa e in direzione oriente,  scorgano le sorgenti del canale Versiglia.
Nel versante Garfagnino, il “complesso” della Chiesaccia, l'Hospitale de Volaschio, nelle sue tre edificazioni ( sec. XII, 1627, 1786 ) conserva, in mille anni di storia, l'intitolazione a Maria Maddalena che, liberata dai demoni e dal peccato, condivide con San Leonardo la protezione dei prigionieri.
Il terrilogio  dell'oratorio di S. Maria Maddalena di Petrosciana del 1768  ad opera del pievano Giovanni Salvadori, conservato nell'Archivio Parrocchiale di S.Maria Assunta di Stazzema, riporta, cassata, l'indicazione di una contitolazione condivisa con S.Margherita e S.Anna.
La  cancellazione si spiega a seguito della visita pastorale di Monsignor Arcivescovo di Lucca che il 23 giugno 1752, muove parecchi rilievi  alla conduzione del sacro edificio fra i quali il non puntuale rispetto della celebrazione delle messe festive in contrapposizione all'intensità del culto per  le due sante protettrici del parto.
 Se a S. Anna il ruolo che fu di Giunone tocca perché madre di Maria,  Margherita  di Antiochia è invocata per lenire i dolori ed accelerare la nascita, in quanto inghiottita in carcere dal demonio  in forma di drago, armata della croce gli squarcio' il ventre ed uscì vittoriosa. 
Prigionieri e partorienti si ripropongono dunque anche nel versante di Fornovolasco e, per completare le analogie non manca la sorgente: il primo edificio costruito dagli agostiniani, indicato nel Catasto Leopoldino come “Vestigia della Chiesa Vecchia”, si trovava vicino al luogo dove sgorga la Turrite di Gallicano.
Alzando lo sguardo più in alto, il callare e il monte.
Petrosciana, “petrosa ianua”, “porta di pietra”: sicuramente il passo, ma perché non il monte?
Ianua rimanda a Giano, il dio  prediletto dai Romani, il non generato, protettore dei  passaggi ( il primo dei quali coincide con la nascita ed  il parto ), Giano protettore degli archi e delle porte, Giano bifronte che controlla passato e futuro, nascita crescita morte, iniziazioni e rinascite.
Enrico Pea ci ha consegnato la favolosa cronaca di un passaggio  che ha come teatro il bifronte monte. In “Gesù al Forato “ racconta la fuga della Sacra Famiglia dall'Egitto a causa di Erode.
Approdati a Motrone, Gesù, Maria e Giuseppe, scortati dagli angeli, risalgono il Versiglia e si rifugiano sulla montagna che, miracolosamente apertasi, fattasi “porta di pietra”, consente di sfuggire al Demonio attestatosi laddove Procinto e Nona vanno separandosi per inghiottirlo. Il Forato si fa varco per la salvezza del Divino Bambino.
Ed un altro bambino più grandicello cerca nel Forato la salvezza: esasperato dalle angherie della matrigna    un pastorello di Cardoso  progetta la vendita del gregge trascinato attraverso il varco del Forato in Garfagnana.
Il racconto di Pasquale Ancillotti narra  un passaggio autobiografico, un rito  di iniziazione adolescenziale fra ribellione e conquista dell'autonomia, un'impresa veramente ardita e coraggiosa “ Verso l'ignoto attraverso il Forato”come recita il titolo ed il buco di pietra si fa sesamo dell'indipendenza, altare del coraggio, porta della libertà.   
Molto altro si potrebbe ipotizzare e supporre. All'indubbio fascino del Forato si accompagna la  robusta mole del Procinto con i Bimbi a corteo ed il monte Croce sullo sfondo oltre la tecchia del Nona: uno scenario enigmatico e suggestivo.
Fantasticare di fronte a tali meraviglie è concesso, legittimo congetturare: sulle figure apotropaiche che stanno a guardia della lunetta della Chiesaccia , su penne e pennati , sui toponimi che possono negare o svelare, sui due Cardoso, di Stazzema e di Gallicano, “cardini” forse di un percorso..... 
Il processo di acculturazione cristiana delle popolazioni  si è realizzato  mediante l'esautorazione dei luoghi di culto pagani che esaltavano il potere benefico di acque e grotte, ed è l'acqua battesimale che stabilisce l'ingresso nella cristianità, che onoravano la sacralità delle rupi, ed esse accolsero  i santuari “in abri” e l'imposizione di croci, a cui seguono l'edificazione di maestà, la celebrazione di rogazioni e processioni, la rielaborazione di nomi, il rimodellamento della geografia dell'anima.
La rete di analogie riferimenti ipotesi  si allarga all'infinito, riconosciuto immutato  il bisogno di, sicurezza e la ricerca di un legame con l' infinito, a noi tocca, con avvertita prudenza, indagare luoghi simboli riti , cercare tracce. 
Quanto al bifronte monte, carico di testimonianze e di promesse, merita in pieno la conclusione che Pea scrive per il suo racconto: “Il monte Forato, se fosse vero il mio racconto, dovrebbe essere il primo santuario dell'universo.”
Anna Guidi

Ringrazio Francesco Angelini, don Simone Binelli e Leopoldo Belli per la preziosa collaborazione e per i suggerimenti.

Commenti

17-02-2017 - 10:00:00
Diletta Sacchelli

Interessantissimo articolo.
Aggiungo un dettaglio in merito all'affascinante monte Forato. Nella pala d'altare di Bernardino del Castelletto del 1490, fra San Pietro e un angelo assiso su un braccio del trono si intravede un piccolo occhio di pietra, il Forato. La pala apparteneva alla chiesa di San Sisto di Pomezzana.

09-03-2017 - 09:03:01
Martina Pucci

Luoghi dei quali spesso non si conoscono le origini,ma ricchi di storia e contenuti che rendono il territorio ancor più affascinante e interessante.

10-08-2017 - 01:08:40
Simona Pierotti

Per noi che viviamo spesso sulle pendici del Forato, a Colleoni, con lo spettacolo dei Monti Nona, Procinto e i Bimbi che fanno da sfondo, è sempre un ulteriore arricchimento, oltre che piacere, leggere la ricchezza della nostra storia e del paesaggio apuano.

08-09-2017 - 10:09:59
Andrea Sigali

Enrico Pea ci ha consegnato la favolosa cronaca di un passaggio mentre Anna guidi ci offre la meraviglia di queste nostalgiche descrizioni

12-09-2017 - 01:09:46
Gregorio Andreini

Emozionante articolo che come per incanto ci fa volare alti e ci conduce nell'incanto naturale di questi luoghi così colmi di storia e di meravigliosa leggenda

17-09-2017 - 21:09:26
stefano pucci

Ho avuto modo di scrivere di questa valle Sacra dei Liguri Apuani dove vi è il cardine della vita, dove tutto si dipana alla vista e trovando il sentiero che conduce sopra la Penna Rossa ho avuto la sensazione di vivere in un'altra dimensione ormai dimenticata dal tempo. Anna Guidi domostra di esserci in quella dimensione e di intravedere un percorso che conduce verso una sensibilità particolare.

23-09-2017 - 11:09:27
Simone Carossio

Un articolo avvincente, ricco di cultura e di interessanti curiosità storiche. La professoressa Anna Guidi riesce a far emergere con perizia la bellezza dei nostri posti con un sagace stile icastico.

10-10-2017 - 01:10:42
Gianmaria

Un inno alle Alpi Apuane e alla nostra Versilia. Un articolo scritto divinamente dove emerge una profonda conoscenza storica. Grazie Professoressa ❤

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