La statua raffigurante il sovrano asburgico Leopoldo II di Lorena, che si erge nella piazza principale della città di Pietrasanta, attira l'attenzione dei passanti a causa della sua invisibilità: noi cittadini non consideriamo la statua del “Canapone”, soprannome attribuito a Leopoldo II per le sue basette color canapa, come un monumento da osservare, studiare, valorizzare ed eventualmente criticare, ma la reputiamo parte integrante della piazza, come lo può essere la scalinata davanti al Duomo, senza attribuirgli nessun valore specifico.
Nella piazza di Pietrasanta vengono spesso esposte sculture di artisti contemporanei e il fatto che le persone siano attratte, ad esempio, da elementi cilindrici poggiati a terra dentro i quali possono far entrare i loro bambini o animali, piuttosto che da una maestosa scultura in marmo risalente ad oltre un secolo e mezzo fa, è un fenomeno che può infondere perplessità.
Per comprendere il monumento dedicato al Canapone è importante conoscere la storia locale durante il periodo lorenese.Tutto ebbe inizio a causa delle decisioni prese durante il Congresso di Vienna, le quali attribuirono alla ex-Imperatrice dei Francesi, Maria Luisa d'Asburgo-Lorena, il Ducato di Parma. L'articolo 102 però decretava che alla sua morte sarebbero stati reinsediati sull'avito trono i Borboni che nel mentre avevano ricevuto la sovranità su Lucca. Una volta che Carlo Lodovico di Borbone fosse tornato sul trono di Parma il Ducato di Lucca sarebbe stato ceduto al Granducato di Toscana. A quel punto il Vicariato di Pietrasanta, che dal1513, attraverso il lodo di papa Leone Xera stato legato a Firenze, doveva essere trasferito sotto il Ducato di Modena.
I pietrasantini a quel punto timorosi di passare sotto Francesco IV d'Este, sovrano non certo noto, a differenza dei granduchi lorenesi, per le sue doti progressiste e tolleranti, nel 1839 decisero di innalzare un pubblico monumento al Granduca Leopoldo II. Si trattava di una statua colossale da innalzare nella loro piazza e conferirono tale compito ad un loro concittadino, Vincenzo Santini, che, in quel momento, si trovava a Roma nello studio dello scultore carrarese Pietro Tenerani.
Il cosiddetto monumento al Canapone fu dunque eretto con un intento ben preciso: tributare onori a Leopoldo II, che una volta lusingato, probabilmente, si sarebbe battuto con maggiore interesse per conservare Toscano il Vicariato di Pietrasanta. Oltre all'erezione della statua, a favore dei pietrasantini giocò il fatto che allo stesso Granduca non piacesse la clausola della dovuta cessione di Pietrasanta e Barga che avrebbe fatto perdere continuità territoriale ai suoi domini.
Il Granduca così intavolò lunghe e complesse trattative con i duchi di Lucca e di Modena. Il 28 Novembre 1844 giunsero alla firma di un accordo, il cosiddettoTrattato di Firenze,il quale prevedeva che la Toscana conservasse Pietrasanta, in cambio della cessione di altri territori al duca di Modena, ovvero Fivizzano nonché le quattroenclaves lucchesi di Gallicano, Minucciano, Montignoso e del Lago di Porta.
Il territorio lucchese fu annesso al Granducato il 4 ottobre 1847 e Pietrasanta vide esaudito il suo desiderio di conservarsi Toscana: il 25 ottobre 1847, circolò a Pietrasanta un manifesto del Gonfaloniere, in cui si leggeva che il «magnanimo Principe»di Toscana era stato mosso dal grande amore di salvare i suoi figli. Essi pertanto lo salutavano «Benefattore»e «Salvatore», in quantosi era mostrato amoroso principe e padre.
Come abbiamo visto la volontà di erigere la statua a questo amato sovrano partì dunque dal basso, ovvero da quella classe borghese che, non avendo contatti diretti con il Granduca, cercava in questo modo di ottenere essa stessa considerazione e benevolenza: possiamo per questo dedurre coma la borghesia si sia appropriata dell'arte in quanto strumento di legittimazione.
La presenza simbolica del Granduca nella principale piazza cittadina rispecchiava così la volontà di creare un legame di vicinanza tra sudditi e sovrano che in questo modo scendeva simbolicamente in piazza fra la sua gente e per la sua gente. Il valore del monumento era quindi intrinsecamente personale e la sua erezione voleva significare essenzialmente valorizzare l'operato del sovrano e le sue specifiche vicende biografiche.
Questa statua è dunque da considerare come mero simbolo, con compiti esclusivamente celebrativi e si propone di avvicinare i sovrani ai propri sudditi per ottenere specifici benefici; non è ancora dotata di quella funzionalità performativa che caratterizzerà invece le statue erette negli spazi urbani a partire dagli anni Ottanta-Novanta dell'Ottocento, ovvero nei cosiddetti anni del nation-building,quando assumeranno il compito di elementi costitutivi dell'idea di nazione. Per questo motivo in breve tempo sui monumenti innalzati in epoca preunitaria si concretizzerà la cosiddetta esperienza dell'«invisibilità», ovvero finiranno per non essere più visti da chi quotidianamente vi passa davanti: fenomeno che colpisce i monumenti privi della cosiddetta «ricarica sacrale», la quale viene conferitaattraverso la loro utilizzazione nelle manifestazioni politiche.
Dal monumento eretto a Pietrasata in onore del granduca Leopoldo II si può però prendere spunto per sviluppare un'analisi dell'epoca di questo sovrano sia dal punto di vista della politica granducale che dal punto di vista della politica cittadina.
Gli originali quattro bassorilievi con cui fu deciso di ornare il piedistallo del monumento dedicato a Leopoldo II riflettevano l'operato del Granduca su Pietrasanta durante i suoi 35 anni di governo e vennero così intitolati: “La fondazione della Scuola di Belle Arti”; “Il libero commercio”; “Il bonificamento dell'agro pietrasantese” e “Il discoprimento delle cave”.
Le quattro opere sono realizzate in marmo bianco apuano, in formelle rettangolari, e tutte si possono definire allegoriche, con uno stile di raffigurazione neoclassico, con evidenti e insistenti richiami alla classicità greco-romana.
Caratteristica che accomunava i monumenti celebrativi era infatti il rimando alla statuaria antica: lo stile neoclassico, utilizzato sia per quanto riguarda la statua che i bassorilievi, conferiva alle rappresentazioni un'aura di eternità, d'ordine e d'armonia ed aveva uno scopo ben preciso, ovvero fare in modo che tra la popolazione si potesse infondere un sentimento di riverenza per il proprio sovrano. Questo sentimento veniva poi cercato di rafforzare attraverso la rappresentazione figurativa delle opere che il sovrano aveva svolto per favorire la prosperità di un determinato luogo.
Monumenti che ritraggono Leopoldo II li possiamo incontrare, oltre che a Pietrasanta, a San Miniato in Piazza Buonaparte, scolpito da Luigi Pampaloni nel 1843, e a Grosseto in Piazza Dante, eretto nel 1845 dallo scultore Luigi Magi di Asciano.
L'Amministrazione di Pietrasanta commissionò l'erezione della scultura a Vincenzo Santini, al quale però questa commissione fu fatale: il giorno 4 gennaio 1842 mentre stava completando presso lo studio romano del maestro il modello in gesso del monumento, lo scultore cadde rovinosamente dall'impalcatura su cui si trovava. In seguito all'infortunio gli dovette essere amputata la gamba sinistra che si era fratturata, per il pericolo della cancrena, ponendo fine alla sua carriera d'artista.
La Magistratura di Pietrasanta si impegnò nel chiedere al governo fiorentino assistenza per il Santini, il quale propose l'apertura presso la comunità di Pietrasanta di una vera e propria scuola tecnica e la sistemazione del Santini come maestro di Scultura.
Dagli anni Venti dell'Ottocento in Versilia aveva infatti ripreso vigore l'attività estrattiva delle cave marmifere ed una nuova esigenza fu dunque quella di creare manodopera specializzata nella lavorazione sia artistica ma soprattutto industriale del marmo. L'apertura di una Scuola di Scultura si sperava avviasse Pietrasanta verso un'attività che fornisse nuove risorse economiche per il paese.
Come ricordato dal bassorilievo, nel novembre 1842 fu stabilita l'erezione della Scuola di Belle Arti pietrasantina, che non fu un'Accademia, ma una scuola tecnica, la quale sotto la guida di Vincenzo Santini, riuscì a favorire la politica di rilancio dell'economia cittadina che stava alla base della sua istituzione.
Una volta terminata la statua di Leopoldo II, sul suo basamento fu incisa la data 1848 per onorare l'anno in cui il sovrano concesse lo Statuto liberale. Tuttavia i tumulti di quell'anno e la temporanea fuga del Granduca a Gaeta, porteranno ad inaugurare la statua solo il 23 settembre 1849.
Per annunciare tale evento il Gonfaloniere Amadeo Digerini Nuti fece circolare all'interno della comunità un manifesto in cui veniva spiegato che l'innalzamento del monumento nella principale piazza cittadina aveva come obiettivo il tributare onori al “Principe costituzionale”.
Nel manifesto venivano inoltre descritti gli eventi che si sarebbero svolti in un giorno così festivo: colpi di cannone all'alba, cerimonia solenne, fuochi d'artificio e illuminazione della città.
Col successivo passaggio dal governo granducale al Regno d'Italia non tutti gli animi a Pietrasanta rimasero sereni: nell'agosto del 1859 il monumento fu deturpato da mano sconosciuta. Questo fatto indusse il gonfaloniere Francesco Tomei Albiani e tutti i priori, di cui faceva parte anche Ludovico Santini, fratello dell'autore del monumento, a decidere il 10 settembre di rimuovere la statua, tenuto conto dell'ormaidefinitivo cambiamento politico. Essa doveva essere deposta provvisoriamente nel magazzino del comune contiguo al locale delle Scuole di Belle Arti, per dargli in seguito quella destinazione che sarebbe stata reputata più opportuna.
La rimozione fu poi rinviata perché la cattiva stagione ne sconsigliava i lavori, ma, per evitare incidenti, si provvide a proteggere il monumento, rinchiudendolo con una staccionata di tavole.
Fu Gaetano Bichi, che, subito dopo aver assunto la carica di Gonfaloniere, nel febbraio 1863, propose di revocare la deliberazione con cui era stato deciso di rimuovere la statua.
Egli sosteneva che, al di là di ogni considerazione politica, l'opera d'arte andava salvata, e argomentò che, dopo tutto, i monumenti erano destinati a servire da insegnamento ai popoli ed ai regnanti. Reputò pertanto la conservazione del monumento un atto di civiltà, ma suggerì di incidere sulla facciata posteriore del suo piedistallo, il decretodell'Assemblea Toscana del 16 agosto 1859 con il quale i Lorena erano stati dichiarati decaduti dal trono di Toscana, con l'aggiunta della frase: «Esempio ai popoli ed ai regnanti».
Si procedette così alla rimozione del bassorilievo posto sulla facciata posteriore della base del monumento raffigurante il discoprimento delle cave e alla sua sostituzione con la nuova targa che riportava il decreto dell'Assemblea Toscana sulla decadenza dei Lorena.
Eleonora Biagi
13-02-2019 - 18:02:34 |
13-02-2019 - 22:02:20 Testo molto interessante,mi ha fatto piacere leggere la storia e avergli dato l’ importanza che si merita grazie alla spiegazione di Eleonora |
13-02-2019 - 22:02:32 Articolo molto interessante, che fa luce su fatti importanti riguardanti Pietrasanta e le sue vicende. Un contributo essenziale per conoscere la storia locale. |
14-02-2019 - 08:02:58 Interessante poter scoprire aneddoti su questo monumento che racconta un pezzo della storia di Pietrasanta . L' articolo contribuisce sicuramente a comprendere ed apprezzare l'opera |
14-02-2019 - 11:02:23 Testo perfettamente scritto per conoscere di più la storia su questo monumento portante che affaccia sulla nostra piazza di questa meravigliosa città di pietrasanta . Complimenti |
15-02-2019 - 11:02:03 Brava Eleonora, è sempre interessante ed estremamente importante conoscere a fondo le radici della propria terra. Tanti complimenti |
15-02-2019 - 17:02:08 Articolo molto interessante. Non bisogna mai dimenticarsi la storia che c'è dietro alla propria terra. Brava Eleonora! |
15-02-2019 - 20:02:24 Brava Eleonora, è molto interessante conoscere la storia di un monumento che è parte integrante della nostra bella Pietrasanta, un articolo veramente piacevole da leggere, grazie |
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