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Coronavirus: come cambia la pastolare nell'arcidiocesi di Pisa

PASTORALE OSPEDALIERA: IN CORSIA ANCHE GLI “ANGELI DELLO SPIRITO”

In questo periodo di massima allerta per il contagio, il pensiero corre spesso, anche per chi non è toccato da vicino, agli ospedali, di cui, per altro, siamo informati dai media per quanto riguarda numeri, statistiche, denunce di materiali e richieste, sottolineatura delle condizioni pressanti in cui opera il personale e apprezzamento per la loro dedizione. Il contesto ospedaliero è una rete di vari elementi dove, oggi più che mai, la dimensione spirituale e la pastorale sanitaria assumono un valore significativo, un luogo di cura estrema dove la presenza dei cappellani reca un aiuto prezioso. La letteratura tramanda con “I promessi sposi”esempi luminosi di cure e di vicinanza. Quando nel lazzaretto la situazione divenne ingovernabile il Tribunale e i magistrati pensarono di affidarne la guida ai padri cappuccini. Padre Felice Casati, padre Michele Pozzobonelli, fra’ Cristoforo, sono esempi di una dedizione assoluta che si prodigò nella cura dei corpi e delle anime attendendo anche alla cucina, alla lavanderia e a tutte le più minute necessità. L’incontro fra Renzo e Don Rodrigo morente, padre Felice che, con la corda al collo, chiede perdono per se e per tutti i suoi compagni, “scelti all’alto privilegio” di servir Cristo negli appestati, danno la misura della presenza cristiana in un luogo di sofferenza estrema. E proprio nel romanzo manzoniano il Papa, introducendo l’Angelus di domenica 15 scorso, trasmesso in streaming, ha colto il riferimento per raccomandare che “In tempo di pandemia non si deve fare il don Abbondio" e per ringraziare la creatività dei sacerdoti.

Pochi giorni prima, Monsignor Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare della diocesi di Roma per la pastorale della salute, ha invitato i sacerdoti ad essere vicini, in questo momento particolare, ai malati e i cappellani degli ospedali ai sanitari e ai familiari perché “lo stare vicino ai malati in questo periodo significa scoprire la dimensione della carità traboccante”. Parole pronunciate quando l’allerta per il contagio era già stata attivata, che riguardano i numerosi religiosi: sacerdoti, frati, diaconi e suore che, anche in collaborazione con gruppi di volontari, assicurano una costanza di presenze e di cure in tutti i presidi ospedalieri. Per quanto riguarda la nostra Arcidiocesi i religiosi e le religiose dedicati a questo servizio, di cui è responsabile Monsignor Luciano Leonardi, che si occupa anche in prima persona dell’Ospice e della casa di cura, sono, per il Santa Chiara di Pisa: don Peter Veluthedath Francis, il diacono Chelotti Gian Franco, suor Theresiamma Akkamparabil e suor Mulavarikkal; per il Nuovo Ospedale Santa Chiara di Cisanello: don Luca Casarosa, don Sergio Prodi e suor Elisabetta Alungalvely; per l’Ospedale Unico Versilia di Lido di Camaiore: padre Daniele Bartlomiej, suor Anita Pazinato e il diacono Giovanni Brignoli. Al San Francesco di Barga opera don Vijaya Syam Kumar, al Lotti di Pontedera padre Davide Caruso, al San Camillo di Vittoria Apuana, padre Francesco Maria Cecchetto. L’epidemia ha imposto nuove regole, i volontari dei gruppi ed associazioni che garantiscono abitualmente compagnia e piccoli servizi, non possono più entrare per i noti motivi, i reparti di terapia intensiva sono preclusi a chiunque non svolga funzioni mediche, non entrano i parenti e non entrano i religiosi per il sostegno e per i sacramenti, i cappellani in visita nei reparti di non emergenza devono indossare i supporti di protezione, che spesso scarseggiano. Don Casarosa , che risiede nell’ ospedale di Cisanello e lo vive come la sua casa e la sua famiglia (lo si capisce dal tono accorato e fervido), si occupa dei reparti di emergenza, i più pericolosi adesso, don Prodi di quelli “no-coronavirus” dove, tuttavia, si svolgono le impegnative attività di routine, dove ricevono cure i malati terminali, dove si somministrano le terapie oncologiche, dove sono di stanza gli affanni che oggi, fronte alla straordinarietà del virus, appaiono ordinari, ma non lo sono. Don Casarosa riferisce di rapportarsi tutti i giorni con medici ed infermieri e sottolinea più volte che svolgono un servizio prezioso, che “danno la vita, sempre, e ce ne accorgiamo soltanto adesso”, che, ora più che mai, rischiano e si prodigano oltre misura, e, ora più che mai, hanno bisogno di sostegno e conforto. La sua analisi è ampia e appassionata: “Il virus – dice- mette in luce la profonda solitudine delle persone, esprime la nostre debolezze, fragilità, incapacità, abbatte ogni presunzione e ogni arroganza,” Nel proseguire della conversazione don Casarosa attira opportunamente l’attenzione sul fatto che, quando ti accorgi di non respirare, riscopri l’importanza dei gesti, volontari o involontari, del vivere quotidiano, erroneamente dato per scontato e giudicato noioso e mediocre. Un leopardiano“piacer figlio di affanno”che si apre alla cristiana speranza. L’epidemia, nella sua gravità, può essere infatti l’occasione per stabilire una gerarchia di valori, per ritrovare il senso dei gesti, dei sentimenti, dei legami, della preghiera. Pregare, come il cappellano di Cisanello fa spesso, adesso, sulla soglia del reparto, con il personale medico che sosta per un momento, pregare anche per breve tempo, da’ sollievo: chiedere aiuto e protezione è importante: si riconoscono i propri limiti, nonostante sia indefesso l’impegno, ci si affida, si entra in comunione. Ad una riduzione apparente di attività, che le circolari ministeriali regionali e curiali sollecitano e impongono, corrisponde, per i cappellani degli ospedali, ma anche per tutti noi, la possibilità di un servizio accresciuto in significato e profondità: l’emergenza è selettiva a trecentosessanta gradi, nel male e nel bene. Don Veluthedath Francis, cottolenghino, è in servizio nel Santa Chiara Vecchio, non abilitato per l’emergenza, anche se si sta allestendo a questo scopo l’ex Pronto Soccorso. Racconta di attenersi alle disposizioni restrittive per cui veste come fosse in un reparto di malattie infettive, pur nella difficoltà di trovare protezioni ed indumenti che scarseggiano, porta i sacramenti ai degenti adottando ogni prudenza, sostiene il personale medico con l’ascolto e la preghiera, celebra messa nella chiesa a porte chiuse. Padre Davide e don Vijaya condividono a Pontedera e a Barga le stesse procedure, difficoltà e possibilità, sottolineano la mancanza delle associazioni di volontariato e la ridotta presenza di visite di familiari, raccomandano la preghiera. Il San Francesco non dispone di un reparto di terapia intensiva, chi contrae il covid-19 viene ricoverato al San Luca di Lucca. All’Ospedale Unico Versilia, il diacono Gianni riferisce di un’attività, la sua , fortemente ridotta ed anche suor Anita è stata invitata a restare lontano. Il reparto di intensiva funziona e i casi non mancano. La cappella è aperta, il diacono, due amttine fa, ha esposto il SS.Sacramento ed ha sostato, d asolo, in adorazione, nei giorni successivi si è impegnato a dare una mano svolgendo mansioni pratiche: pulizia e disinfezione delle maniglie, sterilizzazione degli arredi sacri. I numeri del suo cellulare e di quelli di suor Anita e padre Daniel, cappuccino della comunità di Viareggio ( l’utenza del Versilia ricade in due diocesi: Lucca e Pisa) sono reperibili al centralino, a disposizione di chiunque abbia bisogno di dialogo e conforto. La comunicazione telefonica, le chat su waths app, i collegamenti skype, si stanno rivelando, anche per le parrocchie, strumenti utili per la pastorale al pari delle celebrazioni della messa diffuse in streaming o via cavo. A conclusione della panoramica sulla pastorale sanitaria in tempi di coronavirus, resta da riferire della Casa di cura di San Camillo a Vittoria Apuana, dove operano i Padri Cappuccini, dirimpettai a portata di mano e di disponibilità. L’accordo, stretto direttamente con la direzione sanitaria, li vede impegnati nella celebrazione della messa domenicale e delle festività nella cappellina della struttura, nel portare i sacramenti, non di rado l’estrema unzione ( al San Camillo funziona l’Ospice), nell’ascolto e conforto a familiari, nel sostegno al personale. Padre Francesco Maria riferisce che il servizio è anche qui, ovviamente, ridotto per le misure prese contro il contagio, ma anche a questa utenza non manca la possibilità di una voce amica e della preghiera.

Anna Guidi, 25 marzo 2020

 

Il SUONO DELLE CAMPANE E LA PENTOLACCIA PER NON SOCCOMBERE AL VIRUS

“Salve, non è il mio modo di fare, l’uso dei social, ma oggi con la situazione che stiamo vivendo credo sia un’opportunità da sfruttare”. La frase pubblicata il 14 marzo da don Roberto Buratti, parroco di Ripa, Strettoia e Vallecchia, sulla sua pagina facebook , dà il via a un nuovo corso imposto dall’emergenza del momento. Un corso, quello dell’uso dei media, condiviso da molti. Don Piero Malvaldi, su“Passo dopo passo”, il blog del Vicariato della Versilia, che presiede, organizza le lezioni di catechismo e stende una cronaca toccante Il 20, poco prima della benedizione delle ceneri di un parrocchiana morta per il virus scrive:” Ieri sera, ho suonato le campane, sono uscito fuori dalla chiesa per accendere una candela e mi sono inginocchiato davanti all’Addolorata per recitare il Rosario. Insieme con me, davanti alla televisione, tanti altri fedeli di tutta Italia si sono fermati a recitare il Rosario per chiedere a San Giuseppe di proteggere il nostro paese che sta per essere travolto da questa epidemia apparentemente inarrestabile.” Don Piero, ogni mercoledì, giorno in cui a Forte si teneva il mercato settimanale, conduce su canale 50 uno spazio televisivo per la parola. Rimanere in contatto, partecipare alle celebrazioni liturgiche, pregare insieme, comunicare sono esigenze condivise. Don Hermes Luppi e don Giovanni Cartoni, a La Cappella a Ponte all’Ania , hanno celebrato la messa trasmessa in streaming, grazie a Tele 50 i fedeli di Pietrasanta hanno assistito allo scoprimento della Madonna del Sole, don Simone Binelli ha attivato su Skype “Il martedì delle letture domenicali” dove si incontra il gruppo che abitualmente si riuniva in canonica a Stazzema, i diaconi Gabriele Guidi e Luciano Grassi utilizzano per il catechismo “Crescere nella fede”, il percorso on line messo a disposizione dall’ufficio catechistico diocesano e si dicono contenti “ perché si raggiunge l’obiettivo di coinvolgere i genitori, costretti adesso a casa”. Don Edoardo Butta, della parrocchia del SS.Salvatore, guida gli esercizi spirituali di alcuni fedeli con waths app e cellulare. Don Alessandro Pierotti a Colle Salvetti si avvale di ministre e ministri che svolgono commissioni per gli anziani e non li intrattengono al cellulare, mezzo che lui stesso usa intensamente, come tutti gli sacerdoti interpellati. Don Guarino Valentino, parroco di Tonfano, chiama gli stati che pubblica su waths app, “pillole contro il coronavirus”, ed invita a vivere questa contingenza per “riflettere, fermarci, staccare la spina dalla televisione, vivere la solitudine come un tempo abitato”. Anche don Alessandro Previato utilizza i gruppi waths app per la pastorale e la catechesi dei fedeli di Pozzi e di Ponterosso e sta organizzando la partecipazione virtuale ai riti della settimana santa. Una nota di allegria giunge dalla scuola dell’infanzia “Cardinal Maffi” di Querceta: le docenti utilizzano due chat per la didattica a distanza più: per la progettazione in team e per la comunicazione con i piccoli allievi e i genitori. “Nonostante la chiusura non è mancata la pentolaccia del coronavirus- dice la maestra Valentina Baroni- realizzata e demolita a casa propria ma condivisa con tutti nelle chat” Un modo intelligente, questa pentolaccia, per fronteggiare la paura.

Anna Guidi, 23 marzo 2020

 

LA VERSILIA INVOCA LA PROTEZIONE DELLA MADONNA

Una luminosa domenica di metà marzo in Versilia, di quelle che avrebbero riempito di gente le strade e le piazze adesso deserte. Invece i rari passanti inforcano occhiali da sole e si coprono la bocca con sciarpe o mascherine artigianali, protezioni condivise da quelli che, al volante, si apprestano a lunghe file nei parcheggi dei supermercati. “Andrà tutto bene” si legge sotto gli arcobaleni appesi a davanzali e finestre: genuina certezza infantile, speranza di tutti, velata da più mature consapevolezze. Di fronte all’emergenza ciascuno si pone con la totalità del suo essere, con la forza delle convinzioni, con il bagaglio di risorse conquistate sul campo. Invocare la protezione divina, pregare la Madonna, avvocata nostra, è, per chi crede, una strada già tracciata e percorsa, è un sollievo, una speranza. E mentre in Cattedrale l’Arcivescovo prega la Madonna degli Organi, in Alta Versilia, don Nino Guidi celebra messa a Volegno sotto il manto della Madonna delle Grazie e don Simone Binelli all’altare della Madonna del Bell’Amore, nella Pieve di Stazzema dove l’altare dedicato a San Rocco, edificato dopo la peste del 1643, porta all’attenzione, in assonanza col presente, quel flagello e l’epidemia del 1525. Messe, queste rammentate, come ovunque in Italia dall’8 marzo, celebrate a porte chiuse e senza assemblea, Così anche quella celebrata in Duomo a Pietrasanta da monsignor Stefano d’Atri a cui si è accompagnato,in via del tutto eccezionale, lo scoprimento dell’immagine della Madonna del Sole. Dell’ iniziativa, trasmessa in diretta con grande partecipazione a distanza, sul canale 10 di Noi Tv, e sostenuta dall’Amministrazione comunale di Pietrasanta, ha dato notizia anche la Radio Vaticana con l’intervista rilasciata da don Stefano a Luca Collodi, caporedattore dell’emittente.”La nostra Madonna del Sole- ha detto don Stefano- ci aiuterà anche in questa occasione così come ha fatto tante altre volte. Ci ha già salvato da carestie e peste. Ci salverà anche in questo momento molto difficile e rappresenterà, per noi tutti, un segno di speranza e prospettiva”. In tema di epidemie la storia tramanda che la peste del 1630-31 (quella narrata da Manzoni nel suo capolavoro), infierì duramente a Pisa, dove la Madonna degli Organi fu portata in processione e più ancora nella Repubblica di Lucca dove causò ben 25.000 vittime. A fronte di tanta rovina il popolo di Pietrasanta, atterrito, “voti porgeva a questa Santa Immagine, ma però senza pompa alcuna; sicché, fatte dare dal Magistrato di Sanità della Terra quelle disposizioni umane che credé utili ad allontanare il morbo, pose la sua fiducia nella Beata Vergine”. Nella tragica circostanza “perfino dalla Città stessa di Milano furono spediti voti da appendere all'Altare della Madonna di San Martino”. Quella Milano, quella Lombardia, quel Nord da dove, alcune settimane fa, sono scese in Versilia molte famiglie proprietarie di seconde case, un’ imprudenza che adesso, concordi, i sindaci si impegnano ad evitare con serrati controlli. Tornando al passato, il voto del 22 aprile 1631 fu esaudito e la popolazione di Pietrasanta risparmiata, come accadde anche a due secoli di distanza quando, sul cadere dell'estate 1835, venne ad incombere sulla città la minaccia del colera che si replicò nel 1854 e ‘55. La fiducia riposta nella Madre Celeste ci sarà di aiuto anche nella prova odierna.

Anna Guidi, 15 marzo 2020

Commenti

29-03-2020 - 13:03:40
Valentina Baroni

Sicuramente in questi momenti di sconforto e solitudine forzata capita sempre più spesso di rivolgere il proprio pensiero e accorata supplica alla Madonna , nel mio caso ,da buona "quercetana" , al "Quadretto"della Madonna Lauretana. La fede è un ancora di Speranza. Come molti ho ascoltato la bellissima omelia del Papa ,desolatamente solo,in una Piazza S.Pietro battuta dalla pioggia....e il suo discorso al brano del Vangelo sulla Tempesta ,mi ha riportato alla mente ,da maestra, il Presepe realizzato con i bambini della scuola "C.Maffi"....il presepe rappresentava una barca alla deriva in un mare mosso (citando la prof. Anna Guidi ) da "onde manine".Sullo sfondo il mondo trapuntato di stelle , sulla barca in mezzo a tanti "omini" di carta color arcobaleno,la Sacra Famiglia .In una bottiglia abbandonata sulla spiaggia questo messaggio: -"Getta le tue reti sulla mia parola , Io sarò con te .Sulle acque della vita la paura mi ha sconfitto ; il Tuo nome ho invocato, di Te mi son fidato....con la grazia del Tuo amore mi hai risollevato!..."- Oggi più che mai sappiamo che nessuno si salva da solo.

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