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La trasformazione del territorio apuo-versiliese attraverso la dimensione produttiva. Aspetti storico-archeologici ed antropologici tra recupero conservazione e valorizzazione.

Franco Pellegrini: La trasformazione del territorio apuo-versiliese attraverso la dimensione produttiva. Aspetti storico-archeologici ed antropologici tra recupero conservazione e valorizzazione. A cura di Franco Pellegrini. Città di Castello (Perugia): Edizioni Nuova Prhomos, 2020; pgg. 57 – ISBN: 978-88-68535-50-6

 

Franco Pellegrini

Aspetti geomorfologici del territorio apuo-versiliesi 

e dissesti idrogeologici

L’argomento che tratterò riguarda l’aspetto geomorfologico del nostro territorio, questa caratteristica zona formata da una piccola striscia di pianura di qualche decina di chilometri di lunghezza e con una larghezza che varia da 2,5 a 5 km nella parte più ampia. 

A ovest si immerge nel Mar Tirreno settentrionale, una zona con poco fondale, circa 30 m a sei miglia dalla costa, dalla parte opposta confina con il collinare periferico della catena delle Alpi Apuane, che sono l’elemento più importante di tutto il contesto geografico; queste colline con un’altezza media di circa 600 m sono formate perlopiù da argilla e silice, un materiale che proviene dal cretaceo, con presenza di calcare cavernoso, scisti e tufo. La catena delle Alpi Apuane sembra che si sia formata intorno a 10 milioni di anni fa (Miocene) in un momento di grossi cambiamenti sulla crosta terrestre con spostamenti tettonici; la falda ligure stava sovrastando la falda toscana e questo provocò l’innalzamento del nucleo metamorfico Apuano.

Successivamente uno sprofondamento a gradinate nel Pliocene (7-8 milioni di anni fa) creò la Garfagnana, questa depressione intrapenninica, con il fiume Serchio che scorre nel fondovalle con un’andatura di circa 135° N più o meno parallelo alla faglia (sorgenti sismo genetiche), poi il sistema sedimentario e la vegetazione l’hanno portata allo stato attuale; una valle verde come la conosciamo. Ma il Serchio, come poi vedremo, è uno dei responsabili della formazione della pianura.

La carta in sezione del prof Trevisan, esperto geologo dell’Università di Pisa, spiega la direzione delle pieghe durante la spinta tettonica L1-L2 ed il materiale di cui sono composte le Alpi Apuane.

In natura esistono vari tipi di rocce (aggregato di elementi); quelle magmatiche (intrusive sotto ed effusive fuori) E le rocce sedimentarie (aggregato di sedimenti) che ricoprono il 75% della crosta terrestre. Le rocce magmatiche, che sono rocce pesanti con elevata percentuale di ferro, provengono dal magma; quelle presenti nelle Apuane sono le “Ofioliti” che, come si vede nella carta sono sezioni di crosta oceanica e del sottostante mantello che sono state sollevate nel Miocene; queste pietre verdi in realtà sono magma in risalita che a contatto con l’acqua salata si è raffreddato.

Se poi parliamo di rocce sedimentarie ne abbiamo varie, come radiolariti, calcari (massicci e cavernosi) per poi arrivare alle rocce metamorfiche, caratteristiche di questi rilievi, fillade, scisto, roccia metamorfica a grana media grossa, formata da strati paralleli sfalda abili e separabili. La roccia metamorfica più importante è il marmo o “Marmos” (pietra luminosa); l’estrazione di questo materiale regge una parte dell’economia locale con circa 300 cave, 4 milioni di metri cubi annui estratti e con un bacino esterno di circa 65 km².il marmo era già estratto nell’antichità all’epoca romana. Le rocce sedimentarie si formano per deposito e litificazione di sedimenti derivanti dalla disgregazione di rocce preesistenti, dalla precipitazione chimica ed a materiale di origine organica.

Il marmo o carbonato di calcio (CaCO3) È una roccia metamorfica che si è formata in un contesto particolare che ha permesso un risultato ottimale di un prodotto naturale, un processo di trasformazione a temperature e pressioni elevate.se si potesse osservare questa lavorazione si noterebbe un obliterazione e tessitura dei cristalli che eliminano fossili ed altre sostanze, considerando le dimensioni e la forma dei granuli, una tessitura con grani strettamente associati ed intrecciati che si muovono con un processo lento che porta al prodotto finito. Quando i marmi sono colorati e perché sono stati a contatto con sabbie, limiti ed ossidi di vario genere che lo hanno contaminato. Il risultato ottimale non è terminato fino alla purezza o perfezione che riscontriamo nel bianco puro.

Dal punto di vista tettoniche le Alpi Apuane sono molto complesse, le strutture formative comprendono due fasi principali: la D1 (ampliamento delle falde metamorfiche che è definita da una fuori azione del piano assiale di pieghe isoclinali da scala centimetrica a scala chilometrica) e la D2; in questa fase le precedenti strutture sono state sovraimpresse da una nuova generazione di pieghe con la comparsa di tratti ad alta deformazione con l’esumazione del nucleo metamorfico, i dati (P,T,t) segnano il picco metamorfico che oscilla intorno a 450 °C, 6GPa E con inizio della fase D1 nel Miocene inferiore.

Nel cretaceo superiore a inizio loro genesi appenninica con la chiusura dell’oceano ligure piemontese e la collisione del massiccio sardo corso placca europea ed il sud continentale Adria placca insubrica. La fase di convergenza oceanica a termine nell’Eocene, ma il grosso cambiamento sarà dall’Oligocene superiore quando viene individuato un sistema di catena avanfossa che migra nello spazio nel tempo da SO verso NE; il fronte della catena costituisce le unità ligure, che sovrastando la falda Toscana, per effetto della tettonica, porteranno olistormi di materiale ligure è una grossa quantità di sedimenti torbiditici venivano coinvolti negli accavallamenti. Il regime distensivo provocò la formazione di depressioni tettoniche, che costituivano la pianura della Toscana. Una considerazione importante è che in Versilia l’assenza storica di terremoti e la mancanza di sorgenti calde, dovrebbe spiegare il rallentamento o l’arresto dello sprofondamento nel mantello di questa parte di zona.

Dalle quote elevate della catena delle Apuane, E sfiorano i 2000 m s.l.m., scendendo di altitudine, ci troviamo in un sistema collinare, con quote che variano da 400 m s.l.m. a 900 m s.l.m., il sistema vegetativo che passa dal faggio al castagno è una terra argillosa e facile da scavare; è in questa fascia che l’uomo durante il suo insediamento, ha cercato i materiali che gli servivano per la sopravvivenza. Il ferro che oggi conosciamo sotto varie forme chimiche, ossido (Fe3O4), la pirite (FeS2) E metalli preziosi come l’argento (Ag) che serviva per battere moneta sin dai tempi antichi; un’estrazione mineraria arrivata fino i nostri giorni come la magnetite e la bainite (BaSO4) estratta nella zona di Sant’Anna di Stazzema ed utilizzata nei fanghi per la trivellazione petrolifera. Scendendo di quota si arriva a livello del mare dove troviamo una bellissima costa con sabbia fine.

Dalla carta ideologica di fig. 1 si nota la linea di costa, che si è spostata a causa delle glaciazioni Wurm, il mare è penetrato più volte all’interno della Toscana, siamo arrivati a 110 m di dislivello, con le isole dell’arcipelago toscano attaccate alla costa.

La nostra zona al mare ritirandosi ho lasciato una serie di bacini fluvio-lacustri come il lago di Massacciuccoli ed il lago di porta.

Esaminando la pianura emerge che il riempimento si è creato con il trasporto di sedimenti dall’interno, una serie di torrenti come il Carriona, nella zona di Carrara, il frigido che scende dalle Apuane centrali ed il fiume Versilia con un bacino imbrifero di circa 16 km², una lunghezza di 22 km nel tratto principale ed una portata media di 950 1/sec., sono elementi determinanti in questo processo.

Il fiume Versilia nasce dalla confluenza di due fiumi, il Serra che nasce da una polla carsica a 585 m s.l.m. Nella zona del monte altissimo, e il Vezza che nasce dal canale Versilia alla fonte Moscoso a 780 m s.l.m.; ma sono solo un elevato numero di canali maggiori e minori che confluiscono nei due rami principali il grosso problema idrologico perché, nelle condizioni di elevate precipitazioni, una grande quantità di acque confluisce velocemente nel sistema torrentizio, con crescita del livello delle acque che non riescono a defluire, se poi a questo si aggiunge il moto ondoso marino elevato, che ostacola l’uscita delle acque, la situazione diventa preoccupante.

Attualmente la media delle precipitazioni annua è di 2500 mm, ma considerando i letti dei torrenti e gli studi fatti a livello geologico delle acque intrappolate nelle stalattiti e delle grotte, sicuramente le condizioni generali portavano più acque sul terreno dello stato attuale.

Nella spiegazione bisogna inserire anche i torrenti minori come Baccatoio, piccolo torrente che trasporta molti sedimenti argillosi, è il canale di Montignoso. I maggiori responsabili del trasporto di sedimenti sono i grandi fiumi della zona: da nord il magra con 70 km di lunghezza è una portata di 40 mc/sec, poi troviamo il Serchio che raccoglie le acque del fondovalle Garfagnino, con una lunghezza di 111 km e una portata di 46,1 mc/sec, e l’ultimo, ma il più importante, il fiume Arno con una lunghezza di 241 km è una portata di 110 mc/sec. 

Considerando che le correnti marine attuali sotto costa vanno in direzione nord ovest a 3 miglia orarie, sicuramente hanno spinto una buona parte di sedimenti di questi due ultimi fiumi verso la piana versiliese. Ovviamente uno studio molto complesso ed approssimato, che tiene conto della granulometria dei sedimenti e della velocità; i sedimenti si muovono sul fondo come “Lamine sottili”, se invece nel fondo dei fiumi esistono delle dune, queste causano una dispersione di taglio, nella misura morfologica dei fondali.

Un elemento importante da tener conto è la grossa quantità di acqua dolce che si riserva in una costa con poco fondale, questo fattore sicuramente faceva calare la salinità delle acque; il suo valore nelle acque marine del Mediterraneo è di 35 g/l E questo permetteva la crescita di vari tipi di piante trasportate dalle torrenti. Il ciclo della vita delle piante al termine faceva cadere il tronco e del ciclo delle foglie stagionali, più veloce, contribuiva a formare la torba; questa sommata ai vari sedimenti ha contribuito a creare una palude a ridosso del sistema collinare; è lo scenario che hanno trovato 50.000 anni fa i primi uomini che hanno transitato lungo la costa.

Dai primi abitanti etruschi e romani è iniziata la lotta dell’uomo per bonificare e rendere vivibile questa zona, malato decisivo è stato nel XV secolo con la deviazione del fiume Versilia nel lago di porta, dal corso principale che lo portava nella zona di Motrone, E successivamente la costruzione del canale dal lago alla foce del Cinquale dove sfocia attualmente. 

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