Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, nobildonna italiana

Data: 23-07-2011
Luogo: Mulina di Stazzema, Chiesa di San Rocco

Relatore: Bianca Maria Cecchini

Virginia, “Nicchia”, Verasis, contessa di Castiglione Tinella e Costigliole d’Asti, nata Oldoini Lamporecchi, fu cugina di Camillo Benso conte Cavour, che un giorno le scrisse: «Cercate di riuscire, cara cugina, con il mezzo che più vi sembrerà più adatto, ma riuscite». Inviata in Francia col preciso scopo di frequentare la corte Imperiale, Virginia riuscì, non si sa se indossando a corte un vestito trasparente che provocò lo sdegno dell’Imperatrice Eugenia (Signora, voi avete il cuore troppo in basso..!!.-, pare, disse), o dalla sua straordinaria bellezza e intelligenza a far capitolare Napoleone III convincendo dei benefici di un’alleanza franco-piemontese. Poco dopo, a missione compiuta, il declino, il divieto di frequentare la Corte francese, le finanze misere e la causa di divorzio che il marito le aveva intentato con ampia documentazione sulle “scappatelle”. La sua stella, ormai tramontata, la portò più volte in Francia sul luogo del “delitto”, ma altre concorrenti, più giovani e più belle erano arrivate e la stella stessa di Napoleone III era in scadenza. Dopo la tragica morte del marito non restarono a Nicchia che i ricordi. Il 28 novembre 1899, all’alba del nuovo secolo, moriva nella sua casa di Parigi, con gli specchi velati per non risaltare la sua sfiorita bellezza, senza clamore. Chiese di essere sepolta con la camicia da notte, leggera e preziosa che stava tutta nel pugno di una mano e che aveva indossato la notte di Compiègne, e i suoi gioielli. “Noscitis et nobiscum”. Nessuno dei suoi estremi desideri fu esaudito. Subito dopo la sua morte la polizia e i servizi segreti frugarono tra le sue carte e bruciarono tutte le lettere e i documenti a lei inviati dalle massime personalità del tempo, re, politici, papi e banchieri, senza rispetto per quella bellezza che, come scrisse Wilde, era stata una forma del Genio, anzi, è più alta del Genio perché non necessita di spiegazioni e che  con il tempo, pur ricoperta di polvere, rimane sempre immortale.


 

 

Istituto Storico Lucchese – Sez. “Versilia Storica”
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