Data: 11-11-2006
Luogo: Querceta, Sala dei Convegni della “Croce Bianca”
Relatore: Luca Santini
Nell’altomedioevo e precisamente ai secoli VIII, IX e X, si fanno risalire le prime fortificazioni versiliesi. Si tratta soprattutto di castelli militari, di dimensioni limitate, poste su alture strategiche e dominanti, a controllo della viabilità sottostante. Le motivazioni che determinarono la nascita di queste strutture fortificate, inizialmente racchiuse da semplici recinti lignei, sono del tutto sconosciute o, quanto meno, se si esclude qualche raro caso, sono soltanto ipotizzabili. Dalle fonti archivistiche ci pervengono precisi indizi sull’esistenza di queste antiche fortificazioni, forse edificate nell’ambito del "limes" bizantino o più semplicemente per proteggere i centri curtensi. Nel territorio della Versilia, intorno all’XI secolo, si assiste all’edificazione di nuovi castelli, sorti per volontà delle signorie rurali discendenti dai ricchi proprietari fondiari del secolo precedente. Queste fortificazioni - 38 quelle censite dal "Gruppo Archeologico Camaiore" nel territorio versiliese - dal punto di vista tipologico possono essere classificate in rocche, villaggi fortificati, residenze signorili e castelli militari; esse risultano possedimenti dei Signori di Corvaia e Vallecchia, Montemagno, Pedona, Bozzano, della Jura dei Canonici di San Martino di Lucca e, limitatamente a un solo castello, dei Signori di Aquilata. L’intento primario fu quello di accentrare le popolazioni sparse nelle campagne per averne il totale controllo; inoltre dal castello, posto in posizione strategica, si poteva vigilare sulla la viabilità ed imporre i pedaggi, spesso ricordati nella documentazione archivistica.Il regime feudale ebbe però breve durata e nel 1223, il Comune di Lucca, con l’intento di conquistare il territorio versiliese, fece costruire il Castello di Rotaio per bloccare gli eventuali rinforzi dei feudatari provenienti dalla Lunigiana. Quindi, intorno al 1225, l’esercito lucchese invase il territorio di Camaiore, conquistando i castelli di Montecastrese, Greppolungo, Montebello, Monte Penna, Pedona e forse Peralla. Con l’ultimo attacco sferrato dai soldati lucchesi, che stando alle fonti si può far risalire all’anno 1254, si completò l’occupazione del territorio versiliese. Ma per assicurarsi una maggiore tranquillità, nell’ambito di una politica che venne adottata in tutta Europa, il podestà lucchese Guiscardo da Pietrasanta da Milano provvide, per accogliere le popolazioni dei castelli conquistati, a far progettare il nuovo borgo di Pietrasanta, che prese il nome dalla sua provenienza, e l’ampliamento del preesistente abitato di Camaiore. Di queste due fondazioni ce ne parla espressamente Tolomeo Fiadoni, lucchese, nei suoi "brevi annali" (dal 1063 al 1303). Fondati contemporaneamente, l’importanza di questi due similari impianti medievali consiste, innanzitutto, nell’aver rappresentato i primi esempi in Toscana di urbanistica programmata, caratterizzata da un impianto a schema ortogonale a sviluppo chiuso, che riscontriamo con qualche incertezza sulla cronologia, nelle "terrenove" toscane: San Giovanni Valdarno, Castelfranco di Sopra, Scarperia, Terranova Bracciolini e Firenzuola, dove è facilmente riscontrabile la notevole rispondenza tipologica confrontabile con i due centri versiliesi. Dalla documentazione archivistica si apprende che furono obbligati a risiedere nelle due "terrenove" di Versilia, gli abitanti dei castelli occupati di Castiglione, Sala, Corvaia e Vallecchia, Montecastrese, Montebello e Greppolungo. Non dobbiamo immaginarci un esodo repentino, considerato anche il tempo necessario per l’attuazione del progetto e la costruzione delle nuove abitazioni; del resto anche le fonti archeologiche e documentali sembrano indicare che queste fortezze non vennero immediatamente abbandonate. Comunque questa forzata colonizzazione della pianura versiliese, risultò determinante per la nascita e lo sviluppo di Camaiore e Pietrasanta.
Istituto Storico Lucchese – Sez. “Versilia Storica”
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